PERCHÉ NO?
In teoria, quello dell'8 e 9 giugno sarà un referendum per decidere se ridurre o meno i tempi necessari a uno straniero extracomunitario per ottenere la cittadinanza italiana. In pratica, però, l'8 e il 9 giugno si andrà a votare a favore o contro l'immigrazione di massa nel nostro Paese.
L'Italia, che già alla fine degli anni '90 ha cominciato ad attrarre imponenti flussi migratori, a partire dalla guerra alla Libia del 2011 ha iniziato a subire una vera e propria invasione . I risultati sono sotto gli occhi di tutti: welfare al collasso, tensioni sociali, degrado e criminalità dilagante.
Sono pochi, pochissimi, quelli che si avvantaggiano dell'afflusso costante di nuove "risorse": si tratta di coloro che sfruttano la manovalanza a basso costo di immigrati senza prospettive, disposti persino a lavorare come schiavi. Per la stragrande maggioranza degli italiani, invece, ogni ondata migratoria rappresenta un ennesimo affondo ai salari, alla sicurezza e alla nostra identità.
La retorica sull'integrazione propagandata in questi anni ha mostrato tutta la sua inconsistenza. Il motivo è molto semplice: se l'immigrazione è un fenomeno limitato nei numeri, l'integrazione è difficile ma possibile. Se invece l'immigrazione è di massa, l'integrazione non può proprio esistere. Lo dimostra platealmente la volontà di non integrarsi nel tessuto sociale italiano espressa da molte, troppe, comunità straniere che si sono installate negli ultimi decenni nelle periferie delle nostre città e nei piccoli centri della provincia profonda.
Se vincesse il SÌ, stando ai dati degli stessi promotori del referendum, oltre due milioni e mezzo di stranieri verrebbero immediatamente messi in condizione di richiedere la cittadinanza italiana. Dall'oggi al domani si avrebbero così le condizioni per concretizzare milioni di ricongiungimenti familiari (che vorrebbe dire assistere all'arrivo di milioni di nuovi stranieri in Italia). Ma soprattutto, si farebbe del nostro Paese una meta ancora più ambita di oggi per le rotte dell'immigrazione clandestina. Uno scenario a dir poco catastrofico.
Per fermare questa follia e dire chiaramente basta al dramma dell'immigrazione di massa, l'8 e il 9 giugno occorre votare un secco NO al quinto quesito referendario, quello con la scheda di colore giallo.
Basta subire. Facciamoci sentire.

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